Ho avuto il piacere di condividere il workshop Pratiche Sensibili con un gruppo di persone attente e curiose, un’esperienza dedicata al welfare culturale e alla sperimentazione di nuovi modi di vivere la cultura, in cui l’arte si trasforma in occasione di benessere e connessione interpersonale.
Abbiamo esplorato insieme pratiche e azioni per rendere il percorso al museo un’esperienza più empatica e coinvolgente, un’opportunità per abitare la cultura come strumento di relazione, condivisione e crescita personale.
L’arte diventa così uno spazio da vivere in modo creativo e partecipativo.
Mindfulness nel museo
Praticare Mindfulness davanti a un’opera d’arte è un’opportunità per aprire uno spazio creativo tra i nostri pensieri e vivere un’esperienza estetica più intensa.
Significa abbandonare il giudizio e accogliere con piena attenzione il momento presente, lasciandosi guidare dalle sensazioni che emergono.
Questo approccio consente di superare la fretta e la superficialità che caratterizzano il nostro quotidiano abituale, per esplorare con piena consapevolezza nuove sfumature dell’opera, percependo non solo i dettagli visivi, ma anche le emozioni, le risonanze personali e il silenzioso dialogo che si instaura tra noi e l’arte.
Meditare al museo è un invito a entrare in contatto profondo con la nostra sensibilità, scoprendo significati nascosti e rafforzando il legame tra l’opera e la nostra esperienza interiore.
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Vedere, Osservare e Percepire con la pratica dello sguardo lento
Una delle straordinarie opportunità che l’arte visiva ci offre è quella di rinnovare il nostro modo di guardare, superando la dimensione passiva di spettatori.
L’esperienza dell’arte ci invita a uno sguardo attivo e presente, che si intreccia con il nostro modo di essere, la nostra sensibilità e cultura, dando forma all’esperienza individuale della percezione.
Durante il workshop Pratiche Sensibili, ho proposto un esercizio di osservazione lenta, dedicando 5 minuti a una sola opera. L’obiettivo era sperimentare attivamente come il tempo permetta al nostro sguardo di andare oltre la superficie e consenta all’immagine di rivelare tutte le sue potenzialità comunicative.
SlowLooking, slow art
La pratica dell’osservazione lenta propone di considerare la sala del museo non come una lista di cose-da-vedere, ma piuttosto come il menù di un ristorante, da cui scegliere con cura l’opera da “gustare”, attentamente.
Un quadro o una scultura a cui dedicare tutta la nostra attenzione per un’osservazione prolungata che consente all’immagine di tramettere tutta la sua potenza comunicativa.
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Uno schizzo per guardare meglio
Disegnare al museo permette di esercitare uno sguardo attivo che collega il pensiero all’azione e trasforma l’osservazione in un processo di scoperta personale. È un modo per vedere di più, per cogliere le sfumature che emergono dal tradurre in segno ciò che si osserva, scoprendo dettagli che sfuggono a uno sguardo veloce.
Questa pratica non è un'esercitazione sul disegno, si tratta semmai di uno schizzo veloce, che però invita a rallentare, a immergersi nell’opera e a instaurare un nuovo dialogo con essa, dove il segno diventa un mezzo per approfondire e arricchire la propria esperienza visiva dell'immagine.
Incontri, scambi, condivisioni per star bene
L’esperienza condivisa a contatto con l’arte non è stata solo un’occasione per apprezzare le opere, ma anche un’opportunità per scambiare idee e confrontarsi tra prospettive diverse. Questo approccio ha contribuito a creare uno spazio accogliente in cui i partecipanti hanno potuto esprimere se stessi condividendo i propri commenti e impressioni.
Queste pratiche di reciprocità migliorano il benessere psicofisico, poiché favoriscono un clima rilassato e promuovono un senso di appartenenza e connessione interpersonale.
L'arte diventa quindi un catalizzatore per il dialogo e l'interazione, aiutando le persone a stare bene, a sentirsi più connesse con sé stesse e con gli altri.
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Un’esperienza di sinestesia visiva e sonora
Attraverso questa pratica, i partecipanti possono apprezzare come ritmi, timbri e tonalità sonore interagiscano con colori, forme e composizioni, suscitando stati d’animo e interpretazioni diverse della stessa immagine.
L’ascolto di una musica calma e avvolgente può per esempio amplificare l’aspetto contemplativo del dipinto, mentre una traccia sonora più intensa o dissonante potrebbe evidenziare dettagli o atmosfere nascoste, arricchendo di nuove suggestioni la relazione con l’opera.
Questa esperienza sensoriale combinata permette di sostenere il nostro sguardo in modo più coinvolgente, amplia il ventaglio percettivo e permette di scoprire come il dialogo tra suono e visione arricchisca l’esperienza dell’arte.
Ekphrasis al Museo: la parola che rilancia lo sguardo
L’esercizio dell’Ekphrasis consiste nel descrivere accuratamente l’opera, nel tentativo di “dipingerla” nella mente di chi non può vederla. Da un lato, questa pratica è un invito a osservare con maggiore intensità e a tradurre l’opera in parole che restituiscano il senso del nostro sguardo. Dall’altro, ci ricorda che l’arte non è solo da guardare, ma rappresenta uno straordinario esercizio per l’immaginazione e per la narrazione.
Nelle parole di una partecipante sensibile ho trovato la descrizione più appropriata: “Vedere a occhi chiusi sembra quasi un ossimoro. In realtà le parole alimentano la nostra immaginazione e ampliano la nostra capacità di vedere. E ciò che vediamo è il frutto di ciò che siamo, di ciò che abbiamo visto prima, dei nostri studi, della lingua che conosciamo e utilizziamo, della nostra enciclopedia di sentire e sapere. Poi apriamo gli occhi ed ecco la meraviglia: quella dell’immagine immaginata che non è mai quella vista; quella in cui comprendiamo che le parole, anche le più esatte, non esauriscono mai la visione; quella che scatena il desiderio di condividere cosa avevamo visto con l’immaginazione e le emozioni che suscita questo tipo di sguardo.”
Praticare Ekphrasis diventa così un’occasione preziosa per generare dialoghi e scambi intorno all’opera, creando un’esperienza condivisa che arricchisce la comprensione e l’apprezzamento dell’arte.
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