Siamo abituati a pensare al patrimonio culturale come a un bene da custodire, da raccontare, da proteggere nella sua bellezza e nella sua storia. Ma se provassimo a guardarlo anche come uno spazio di cura, non solo per le opere d’arte, ma per le persone che lo attraversano?
Il welfare culturale è l’insieme di pratiche, progetti e politiche che riconoscono il valore della cultura come leva per il benessere individuale e collettivo.
Significa che un luogo come un museo può contribuire a migliorare la qualità della vita, a ridurre le disuguaglianze, ad accogliere chi si sente fragile, a stimolare chi ha bisogno di ritrovare senso, bellezza, connessione.
I luoghi della cultura sono chiamati a ripensarsi come spazi sociali, dove si può venire non solo per conoscere, ma anche per stare bene, per ritrovarsi, per prendersi una pausa dal rumore del mondo.
E in questo processo, i mediatori culturali possono diventare ambasciatori di cura, oltre che di conoscenza.