Fare arte è soprattutto un’esperienza di pensiero critico e divergente. Le pratiche artistiche contemporanee si caratterizzano per l’utilizzo di linguaggi e metafore, per ricercare forme di espressione efficaci e calzanti, per dare forma visiva alle idee.
Gli artisti ascoltano il mondo e offrono un ritratto del presente secondo le proprie inquietudini e urgenze.
L’arte è sopratutto un modo di fare, non semplicemente qualcosa che si fa.
Dunque è indispensabile recuperare nell’esperienza dei laboratori didattici questa attitudine che permette di rielaborare criticamente i contenuti espressivi, di mettere in comunicazione il sapere attraverso il fare. Bisogna considerare l’esperienza del laboratorio il contesto in cui i processi intellettuali generano conoscenza attraverso il linguaggio visivo.
Evitando rigorosamente di confondere la manualità o l’esercizio delle tecniche artistiche con l’arte.
Questo non significa trascurare i processi manuali, che invece sono importantissimi e particolarmente adatti per coinvolgere maggiormente, ma decentrarli rispetto agli obiettivi educativi.
Il termine stesso Laboratorio esprime proprio la volontà di essere uno spazio per la ricerca attiva e l’esercitazione pratica.
Aboliamo assolutamente però la parola ‘lavoretto’ - che spesso viene associata ai laboratori didattici - e sembra alludere a qualcosa di poco conto, superficiale.
Al contrario, le arti e la cultura visuale sono strumenti profondi e ricchi di significato che permettono di leggere e interpretare la realtà.