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“Pushing the Boundaries significa superare i confini, ridisegnare gli orizzonti, idealmente significa rompere gli schemi per fare spazio a nuove possibilità.”
Titolo preso in prestito da un progetto di formazione per guide e mediatori, su una mostra di Daniel Hirst del 2017 ospitata a Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia, diviene nel testo di Marco Peri, non solo un Manisfesto chiaro e forte nei suoi intenti, ma un pretesto per coltivare un’attitudine visionaria nel tentativo di ridefinire i confini delle possibilità educative realizzabili all’interno di un museo.
Nonostante il focus dell’analisi svolta nel testo riguardi il museo contemporaneo, le riflessioni sui vari processi didattici messi in campo, risultano facilmente traslabili nei differenti mondi dove l’educazione si esplica e trova la sua casa.
E’ chiara l’immagine dell’eterna danza tra il cosa trasmettere ed il come farlo.
Una danza tribale che ciclicamente porrà il COSA come priorità massima a prescindere dal come verrà porto, per poi rivalutare e difendere ad ogni costo, l’importanza del COME valutando gli strumenti che verranno messi in campo, migliorando la qualità dell’incontro, nutrendo la relazione che nascerà tra chi trasmette e chi riceve, capace di attivare risorse interpersonali ed amplificare le potenzialità di ognuno.