Il museo contemporaneo è un formidabile spazio educativo, tra le istituzioni culturali del nostro tempo è probabilmente la realtà più promettente nella quale costruire una cultura condivisa. I musei sono un insieme complesso di tante cose, di memorie, di segni, di persone; i musei sono luoghi di scambi, scambi tra presente e passato, scambi tra culture, scambi tra realtà e immaginazione. Questi scambi riguardano ciò che ancora non conosciamo e possono essere scambi di parole, di idee, di ricordi.
Per sua natura lo sguardo del museo si proietta avanti e indietro lungo la linea del tempo, le sale espositive sono un ipertesto di oggetti materiali (le collezioni), ma soprattutto un infinito archivio di collegamenti tra idee, storie e temi che scaturiscono dalle collezioni esposte, un patrimonio ricchissimo per stabilire uno scambio significativo con molte questioni del nostro presente.
Nel museo si possono esplorare una pluralità di temi insieme a un pubblico ampio ed eterogeneo, dalle famiglie, al mondo della scuola e così via, interagendo con tutta la società. Un luogo dove è possibile attraversare la complessità, osservare, esplorare, comprendere, uno spazio accogliente e inclusivo in cui incontrarsi per intrecciare il passato con il presente.
Questa dimensione sociale, relazionale e partecipativa mi convince che possa essere il luogo ideale per abitare la cultura, per favorire il dialogo e il confronto tra individui, per costruire e formare una comunità sensibile che si prenda cura del futuro.
Museo contemporaneo dunque come spazio denso di possibilità, dove immaginare nuovi modelli di vivere sociale, sperimentare approcci e idee per comprendere al meglio il nostro tempo. Non più solo un luogo conservativo ma sopratutto un luogo trasformativo che agisce con consapevolezza un ruolo educativo per la società.
Per attuare questo cambiamento è indispensabile interrogarsi sugli obiettivi e sulle azioni cominciando a mettere in discussione alcuni paradigmi: chi è l’artista? Cosa fa il curatore? Cos’è la mediazione? Chi sono i pubblici?
Con l'intenzione di riformulare criticamente questi ruoli, per ridisegnare gli obiettivi dell'istituzione culturale al passo con il proprio tempo, attraverso la partecipazione delle voci di questi agenti.
La svolta educativa
Oggi più che mai è necessario che i musei e le istituzioni culturali si concentrino su nuove domande, problemi, riflessioni, senza la pretesa di fornire soluzioni certe ma con la volontà di muovere i pensieri, azioni e reazioni nei pubblici.
C’è bisogno una volta per tutte di un museo coinvolto nella complessità della realtà sociale che ci circonda, invece che un luogo di mera conservazione e studio, un’agenzia di ricerca educativa che presta attenzione alle sue comunità e affronta le sfide del cambiamento. Un museo empatico che prova a misurare l'impatto delle proprie attività culturali in termini di benefici per le persone a cui sono destinate.
Per far ciò occorre provare a uscire dai propri confini, contaminarsi con nuove idee e competenze da diversi settori, considerare il museo come una rete, insieme alla scuola, alla ricerca universitaria e alle altre agenzie educative, per generare e diffondere amore per la conoscenza.
Un luogo di relazioni e scambi, intesi come capacità di accogliere e restituire, dare e ricevere, un laboratorio di cultura, una piattaforma di creazione e diffusione del sapere.
In un'epoca di cambiamenti complessi, i musei possono continuare ad avere un ruolo rilevante per la società solo se al centro delle sue azioni ci saranno le persone. D'altronde cosa sarebbe un museo senza i suoi visitatori?
Tuttavia bisogna considerare non solo il pubblico che entra fisicamente nelle sale, o coloro che osservano il museo online, ma anche tutte le professionalità coinvolte nel necessario lavoro di studio, catalogazione, esposizione, e naturalmente, l'indispensabile contributo degli artisti.
È bene non dimenticare che un museo è fatto da persone e destinato a persone.
Le collezioni acquistano senso quando si mettono al centro le persone attraverso il lavoro di curatori, educatori, mediatori e guide. Il museo contemporaneo dovrebbe mettere tra le priorità della propria agenda la ricerca educativa come un impegno attivista, per progettare esperienze significative per il proprio pubblico, per offrire occasioni di apprendimento attivo per la crescita culturale e immaginare nuove opportunità per migliorare il benessere sociale.
La responsabilità dell'educazione museale è quella di progettare attività per valorizzare lo scambio tra il pubblico e le opere che il museo conserva. Le professionalità coinvolte hanno il compito di generare esperienze capaci di animare le sale espositive, per incoraggiare nuove persone a esplorare le collezioni, ricercare il coinvolgimento delle comunità e rendere più intensa la relazione con il proprio territorio di riferimento. Preparare i più giovani ad avvicinarsi alla cultura, alimentare la curiosità per apprendere e conoscere, attivare pratiche partecipative di coproduzione di contenuti insieme a tutti i pubblici. É necessario inoltre concentrarsi per capire come il museo può ampliare il proprio pubblico e avvicinarsi a quelle fasce di persone che abitualmente non partecipano.
Essere un’istituzione culturale nel XXI secolo implica un impegno costante verso questi obiettivi, così per il futuro è auspicabile un museo dinamico sempre disposto ad abbracciare il cambiamento, pronto a evolversi, producendo esperienze, ibridando linguaggi, raccontando nuove storie, e non solo conservando oggetti.
Marco Peri
Storico dell'arte, specializzato in progetti educativi per i musei
Articolo pubblicato su
ARTEMORBIDA
Textile Arts Magazine - Gennaio 2022 - n.06