Conosco numerose colleghe e colleghi che hanno dovuto fare i conti con l’impossibilità di lavorare: nessuna attività didattica, nessun gruppo scolastico in visita al museo.
E allora, messa da parte la passione per musei e didattica, hanno dirottato le loro attenzioni verso altri ambiti professionali.
L‘educazione museale ha mostrato in tutta evidenza di essere tra le professionalità più deboli all’interno delle strutture dei musei.
Questo è dovuto principalmente alla condizione di precariato con cui abitualmente si attiva la collaborazione tra musei e personale educativo. Era ovvio che il sistema di esternalizzazione dei servizi educativi non potesse reggere a una crisi come quella causata da questa pandemia.
Eppure l’educazione nel museo contemporaneo ha un ruolo strategico importantissimo per la capacità di ricercare, ideare, progettare, gestire, comunicare e realizzare molteplici attività per migliorare i processi cognitivi, esperienziali ed emozionali di tutti i pubblici.
Per il futuro l’auspicio è che il museo eserciti con maggiore consapevolezza l’azione educativa.
Per far ciò è urgente definire la professione e il ruolo di educatrici e educatori del museo, operatrici e operatori didattici, mediatrici, mediatori e guide museali, affinché agiscano con maggiore impulso il ruolo fondamentale di relazione tra museo e persone.
Poiché l’azione educativa del museo coincide con il museo stesso, in futuro appare necessario considerare le professionalità del servizio educativo non secondarie e marginali nella programmazione del museo ma un settore di ricerca fondamentale, il centro autentico del rapporto con tutto il pubblico.