Il tema merita una riflessione collettiva, perciò rivolgo la domanda a chiunque si impegna per insegnare 'con' arte ma trasformo la domanda:
“Perché non si insegna l’arte contemporanea ai bambini?”
Questo è il mio contributo:
I linguaggi della creazione artistica contemporanea non trovano nei bambini gli stessi pregiudizi e le censure di pensiero che invece si incontrano abitualmente negli adulti.
La mia esperienza di educatore nel museo conferma che insegnare con i bambini significa imparare continuamente attraverso il loro sguardo. Infatti sono sempre pronti ad accogliere nuove opportunità espressive, sono naturalmente predisposti a sovvertire prospettive e schemi, a superare cliché e convenzioni.
Per avvicinare i più piccoli all’arte contemporanea è necessario costruire un contesto in cui ciascuno si senta libero, uno spazio che solleciti al dialogo e allo scambio di impressioni, in cui non è l’opera a essere protagonista ma la relazione che si crea tra il bambino e il manufatto artistico.
È fondamentale offrire un tempo adeguato affinché questa relazione possa maturare e lasci scaturire suggestioni e domande.
In altre parole significa spostare il focus dell’attenzione dalle qualità artistiche dei manufatti ai processi percettivi, immaginativi ed emotivi che attraverso l’arte si possono generare.
Insegnare l’arte contemporanea ai bambini è un’esperienza che ha delle implicazioni educative straordinarie, tuttavia non dovremmo considerare l’arte come un fine, ma come strumento per leggere la realtà, per guardare alla vita - attraverso l’arte”.
[contributo per la rubrica Talk Show di Artribune Magazine #58]