Il tempo adeguato nell’esperienza dell’arte
Recenti studi americani hanno provato addirittura a misurare il tempo di attenzione monitorando i comportamenti del pubblico nei musei e le sconfortanti conclusioni sono che il tempo dedicato a ciascuna opera è meno di trenta secondi.
Appena il tempo sufficiente per riconoscere cosa l'opera raffiguri.
Qual è dunque il tempo giusto per osservare un’opera d’arte?
Dedicare tempo ha che fare con la possibilità di superare la superficie, di andare oltre il primo piano, di poter entrare in relazione con la profondità delle opere per attraversarne la complessità. .
A causa dell’abitudine a cui il consumismo visivo ci ha conformato, il nostro sguardo di spettatori passivi accoglie la sfida dello sguardo con fretta e superficialità.
Inoltre è bene ricordare non tutte le opere meritano di essere osservate per lo stesso tempo.
E'una prerogativa di uno sguardo attento e curioso quello di poter scegliere ciò che intende scoprire, come una sorta di meccanismo di difesa dal continuo “assedio delle immagini”, è una scelta di chi ha uno sguardo sensibile quello di offrire le sue migliori attenzioni a ciò che colpisce il personale interesse. A volte si tratta di soffermarsi più a lungo e a volte di non guardare proprio.
Dare tempo al tempo significa lasciare all’osservazione il tempo adeguato, lasciare maturare impressioni e suggestioni, in un tempo esteso che si contrappone alla costante rapidità di consumo di immagini a cui televisione e altri mezzi visivi come i social network ci hanno abituato (vedi Instagram, Facebook o Pinterest con le loro gallerie di immagini e storie da scorrere con rapidità)
Per i visitatori più giovani diventa di fondamentale importanza far vivere un’esperienza nel museo che rappresenti un “altrove“ rispetto alla realtà esterna, uno spazio sicuro, in cui estendere con piacere le possibilità dello sguardo. Un tempo in cui intrecciare la complessità dello sguardo individuale con le molte dimensioni comunicative di ciascuna opera.
Le immagini dell’arte, statiche e immutabili, ci offrono un territorio di confronto straordinario per praticare un tempo nuovo per l’osservazione, un tempo in cui memorie, desideri, cultura e sensibilità personali possono emergere e intrecciarsi con ciò che lo sguardo scopre
In generale le forme dell’arte visiva non hanno previsto un tempo per la loro fruizione, a differenza di altre forme d’arte dove la durata dell’esperienza è inclusa nell’opera. Per esempio nella musica, una canzone o un’opera lirica hanno un tempo di fruizione che corrisponde alla loro durata, lo stesso vale per il cinema ma anche per il teatro o la letteratura. In questi casi il valore dell’esperienza può dirsi completa solo se abbiamo ascoltato tutto un brano, abbiamo visto l’intero film o spettacolo, letto tutto il libro.
Per l’osservazione di un’opera visiva dobbiamo parlare di un altro concetto di tempo.
Quanto tempo avremmo dovuto trascorrere di fronte a un quadro per dire di averlo osservato veramente?
Qualche anno fa il Rijksmuseum di Amsterdam ha offerto a un visitatore la possibilità di trascorrere una notte intera su un letto posizionato di fronte al dipinto Ronda di notte di Rembrandt...(Chissà se avranno tenuto la luce accesa (?) altrimenti c’era ben poco da vedere!)
Questi esempi estremi possono fare sorridere ma offrono la misura della domanda del pubblico per vivere esperienze intense, estese, in cui sperimentare una nuova idea di tempo per l’osservazione.