Il tema "scuola" è stato in agenda negli ultimi mesi come non mai, ma forse in pochi hanno considerato la grande opportunità di ripensare i processi educativi per metterli al passo con i tempi.
La sfida non è cambiare gli arredi o introdurre più tecnologia ma cambiare ‘didattica’, interrogarsi davvero su come si costruisca sapere e conoscenza.
Cosa significa insegnare, cosa significa apprendere? Riflettere su quali strumenti siano davvero necessari per crescere e attraversare la realtà complessa del nostro tempo.
La scuola non dovrebbe essere un'edificio con le "aule" ma un contesto di stimoli e relazioni arricchenti. Il luogo sicuro dove corpi e sensibilità sperimentano le diverse strade per diventare se stessi.
Per questa ragione tuttə coloro che sono impegnatə in questa avventura educativa, insegnanti e genitori, devono essere consapevoli della necessaria complicità che li accomuna, per agire con maggiore efficacia il ruolo trasformativo per la società.
Il pedagogista Paulo Freire sosteneva che l'educazione non cambia il mondo, ma cambia le persone che cambieranno il mondo.
Evviva la scuola pubblica che ha il coraggio di essere innovativa nei metodi e negli spazi.
La scuola che considera i propri spazi esterni e i giardini parte integrante delle opportunità formative.
Evviva la scuola che non è diffidente verso le opportunità educative del corpo e del movimento.
Evviva la scuola che da un importanza speciale all’avvicinamento alle arti e che non censura le differenze ma le considera il valore da coltivare.
Auguri a tuttə noi. Facciamo spazio a un'altra idea di scuola, cominciamo la rivoluzione