La scuola è un sistema complesso in cui entrano in gioco innumerevoli fattori. Al centro ci sono gli studenti, bambine e bambini che poi diventano adolescenti, ragazze e ragazzi, in un percorso della vita che cresce con loro.
Ognuno di loro è una persona unica, con la propria sensibilità, la propria intelligenza e capacità. Se la scuola deve "educare", nel senso etimologico del termine dal latino “educere”, "tirar fuori", "estrarre", significa che deve offrire a ciascuna persona opportunità per far emergere la parte migliore. In altre parole, deve offrire occasioni affinché ciascuno trovi la strada che conduce a sé stesso, al proprio talento, valorizzando la specificità di ognuno.
Apprendere dev’essere connesso all’idea di star bene. La curiosità e l’interesse devono essere i catalizzatori per stimolare lo studio e l’approfondimento. Una scuola che permetta di imparare con gusto, con piacere.
Dietro ogni studente che va a scuola c'è naturalmente una famiglia. E sappiamo bene che non tutte le famiglie sono uguali. Ciò che gli studenti vivono a casa è determinante per la loro crescita. Per questo la scuola pubblica ha una grande responsabilità nei confronti di tutta la società. Tutte le famiglie si aspettano di stare sereni mentre i figli frequentano la scuola. Significa sentire che la scuola è un luogo sicuro a cui delegare una parte importante della crescita dei propri figli.
Naturalmente la scuola è fatta principalmente di insegnanti, che devono essere motivati e preparati. Insegnare a scuola dovrebbe essere come una vocazione, un sacro fuoco che impegna tutte le migliori energie. La formazione delle nuove generazioni non merita niente di meno.
Gli insegnanti dovrebbero aggiornarsi costantemente, avere occasioni per continuare a crescere insieme ai loro studenti. Significa essere sempre pronti al cambiamento, aperti all'innovazione. In risonanza con il mondo dei più giovani, pronti ad abbracciare la novità senza mai cristallizzarsi unicamente nella disciplina.
Servono docenti che siano persone autentiche, che non temono di mettere in gioco anche la propria sensibilità emotiva perché insegnare non vuol dire solo occuparsi di temi cognitivi, ma coinvolgere la complessità e la globalità di ciascun studente. Insegnanti in rapporto di osmosi con i loro studenti, pronti a dare e sopratutto a ricevere.
Docenti che sappiano includere nella didattica il corpo e il movimento che troppo spesso è censurato in favore dell'apprendimento razionale.
Inoltre, alla scuola non servono solo insegnanti bravi ma anche figure esterne, che possono arricchire il percorso di crescita con opportunità formative trasversali, che includono le arti, le tecnologie, lo sport, e tutto ciò che permette di intrecciare la scuola con la realtà.
Ancora, in questa alchimia complessa che è la scuola, c'è il cosiddetto "terzo educatore": l'ambiente, gli spazi educativi.
Le scuole dovrebbero essere luoghi belli, dove la parola cura è centrale. Spazi interni curati, accoglienti, acusticamente adeguati, perfettamente funzionali per ciò a cui sono destinati. Si trascorre la parte più importante della giornata tra le mura delle scuole, perciò è essenziale che siano luoghi caratterizzati da bellezza, con giardini curati e spazi polivalenti per la socialità, per le relazioni, per vivere un tempo di qualità.
Infine, un pensiero per la dispersione scolastica, una piaga che attraversa la scuola. Senza dubbio un dramma di cui si sottovalutano le conseguenze.
La dispersione comincia sentendo la scuola un luogo inospitale, incapace di motivare e di cogliere l'unicità di ciascuno. Soprattutto per gli studenti delle scuole superiori che spesso sono pendolari, un elemento importantissimo è l'efficienza del sistema dei trasporti. Bus comodi e stazioni accoglienti in cui attendere, determinano la qualità del viaggio verso la scuola. Alzarsi presto e rincasare tardi può essere devastante se si viaggia scomodi e questo concorre certamente a creare un pessimo rapporto con l’idea di scuola.
L’abbandono scolastico è il fallimento del sistema della scuola, in altre parole è emarginazione sociale.
Pensare in maniera prioritaria alla scuola significa progettare l’infrastruttura più importante, quella del sapere.
Perché i bambini di oggi tra vent’anni saranno adulti più preparati e consapevoli, pronti per affrontare con fiducia le sfide che ci attendono.
Perché l’educazione è trasformazione.