In questa epoca che ci sommerge di immondizia visiva, il nostro sguardo si confronta continuamente con immagini simultanee e in movimento.
Questo “assedio delle immagini” come afferma Joan Fontcuberta ci ha abituati a visioni passive; viviamo immersi in un mondo densissimo di messaggi visivi ma “osserviamo” davvero poco.
Sembra paradossale ma oggi diventa necessario re-imparare a vedere.
Il museo, grazie all’incontro con opere statiche, immagini ricche di storie e significati, può essere lo spazio ideale per esercitare un’osservazione attenta e superare la fretta del consumismo visivo.
Le immagini agiscono su di noi e noi agiamo sulle immagini. Scrive Anaïs Nin a questo proposito: “Non vediamo le cose come sono, vediamo le cose come siamo”.
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